PRIMA
DEI PILONI
Frosinone
sorge su di un sistema di colli e, dal punto di vista urbanistico,
si è sviluppata seguendo dapprima le direttrici di crinale
e poi, a partire da queste, concentricamente, adattandosi alle
curve di livello dei colli. Si è cosi sviluppata una
cittadina che in maniera eccellente si è armoniosamente
adattata alla natura del sito, costituendo un bell' esempio di
mediazione tra natura e sviluppo urbano tra i tanti che
caratterizzano le città italiane.
La
struttura dei colli frusinati, presenta delle variazioni
morfologiche per cui è possibile osservare l'alternarsi dei
cosiddetti "sbraconi" più o meno ripidi e
scoscesi, al dolce adagiarsi dei colli verso la pianura. Questa
caratteristica del sito permise alla città di usufruire di
diversi tratti di barriera naturale, facente le veci di quella che
poteva essere una possente muratura di difesa. Il tratto di città,
ove oggi sono situati i PILONI, si presentava relativamente
scosceso, e con caratteristiche abbastanza simili a quelle del
vicino e notissimo "SBRACONE" di p.za VI
Dicembre, poi "tappato" dall'edificio del Catasto e del
cinema. Quanto
detto è possibile confrontarlo con la ricostruzione del
sito come era prima del 1820, realizzata grazie alla
interpolazione tra Catasto Gregoriano e un'attuale planimetria
ottenuta da rilievo fotogrammetrico.
LA
COSTRUZIONE DEI PILONI
Sopito
il dolore per i lutti e le distruzioni che Frosinone dovette
subire dalle truppe napoleoniche, la città assunse le
caratteristiche di un grande cantiere che produsse nuove strade
(via C. Battisti e v.le Roma, via M. Minghetti e il c.so della
Repubblica), e nuovi edifici pubblici (il palazzo della
Delegazione Apostolica, il Palazzo dell'attuale Banca d'Italia, la
chiesetta di S. Lucia), che contribuirono in buona parte a formare
il volto odierno del centro storico.
In
particolare la nuova dotazione viaria di Frosinone vide la
realizzazione, a più riprese, dell'arco di circonvallazione
che collega la zona di p.zza Garibaldi, con p.zza Vittorio Veneto
(via M. Minghetti) e da li (per c.so della Repubblica) con largo
S. Antonio. Già il 3 aprile 1802 il consiglio comunale
deliberò di aprire il primo tratto di strada (via M.
Minghetti) e così iniziarono i lavori, che vennero però
interrotti dall'arrivo delle truppe francesi, per essere poi
ripresi nel 1816. La fine dei lavori (1822) venne anche ritardata
dalla peste del 1817 e dai fatti conseguenti ai Moti Napoletani.
Il 1822 vede inoltre l'inizio dei lavori di costruzione del
secondo tronco (quello noto come VIA NOVA) tendente a collegare il
palazzo della Delegazione con la zona di Porta Campagiorni (per
permettere quest'ultimo collegamento, si rese necessaria la
demolizione di una casa che si trovava all'inizio della salita per
la porta Campagiorni suddetta).
La
nuova strada si sviluppa sulla traccia di un vecchio sentiero,
spesso ostruito dai rovi, che correva a ridosso dello "sbracone",
che dall'odierna p.zza Vittorio Veneto (Prefettura) arrivava sino
a ridosso di Via del Campo (odierna via Ciamarra), ai piedi di
Colle S. Pietro (il colle dove si trova il Ginnasio). La
realizzazione di quella che doveva divenire "il nuovo salotto
cittadino" fu terminata nel 1823 con la costruzione dei
PILONI.
Presso
gli archivi sono conservati dei documenti dell' epoca che
testimoniano come quest'opera era ben voluta dalla cittadinanza.
Come già in altre occasioni, infatti, si videro popolani e
nobili prestare la loro opera gli uni e i loro mezzi gli altri (le
barozze che trasportavano i ciottoli e la breccia dal fiume Cosa),
nello sforzo comune di realizzare qualcosa di utile e importante,
che rendesse più bella e funzionale la città per
tutti. Quasi sicuramente l'impresa costruttrice fu la stessa che
realizzò il primo tratto, quella di Cristoforo Apolloni,
mentre la direzione dei lavori fu dell'ingegnere della Delegazione
Apostolica: Agostino Cavara, bolognese. Alla realizzazione
dell'opera contribuirono anche i detenuti del carcere frusinate
che, per il codice penale in uso all'epoca, potevano e dovevano
essere occupati nei lavori di pubblica utilità. Il quadro
che si presenta è quello edificante e bello di una
cittadinanza che si mostrava unita, profondendo gli sforzi di
tutti per ottenere qualcosa di concreto in nome della Città.
PERCHÉ
I PILONI
La
costruzione di quella che potremo definire una delle più
antiche "sopraelevate" italiane, si rese necessaria per
collegare due punti del tracciato stradale posti ad una stessa
quota, e che erano divisi da una quota del terreno più
bassa rispetto a quella della strada in progetto. La decisione di
costruire una struttura costituita da una serie di Volte, anziché
realizzare un terrapieno come nel tratto di strada precedente, fu
determinata dalla presenza, in questo sito, di case dotate di
cantine, finestre e accessi situati a quota più bassa di
quella del nuovo piano stradale. Attraverso i PILONI si consentiva
a dette abitazioni di poter continuare ad usare tali accessi (vedi
il vicolo che passa tra l' ex- Emporio Armani e la Pizzeria
Grottino), e di avere luce e aria per le finestre (vedi lo stesso
ex - Emporio Armani nel piano sottostrada a l.go Amendola).
A
tale scopo (vedi ricostruzione e rilievo dello stato attuale), i
PILONI vennero anche costruiti "scostati" rispetto al
filo delle case, costituendo cosi un "passetto" tra
arcate e case, che poteva (e può tuttora) essere percorso
per tutta la lunghezza delle diciotto Volte. Ancora oggi sono
visibili all'interno dei PILONI sia il "passetto" che i
muri con porte e finestre delle antiche case, nonché le
scalette che ne permettevano l'accesso. Rimane esistente anche
quella che sembrerebbe essere una sorgente, che in passato buttava
da sotto i Piloni verso il Fiume Cosa, ora intubata e causa della
grande macchia di umidità presente sul muro che fronteggia
il monumento di v.le Mazzini.
I
PILONI OGGI
I
PILONI come li vediamo oggi sono il risultato di un ampliamento
effettuato agli inizi degli anni sessanta, che vide la
realizzazione di via De Gasperi prima e in seguito delle arcate su
pilastri, costituenti l'attuale prospetto dei PILONI sulla
suddetta via. Per realizzare via De Gasperi ad una certa quota fu
necessario abbassare quello che era il piano di imposta delle
murature dei PILONI. Già quasi di fronte la C.C.I.A.,
notiamo come i Piloni presentino un ripiano sul fronte strada, in
pendenza per tutta la lunghezza delle prime sette arcate e più
alto rispetto alla strada: quello era il livello del vecchio
sentiero sottostante i PILONI e che rappresentava il piano di
spicco delle murature degli stessi (un caso analogo lo si nota in
corrispondenza dello sbocco di c.so della Repubblica su l.go S.
Antonio ove le case hanno l'accesso più alto rispetto
all'attuale livello stradale, in questo caso abbassato per
permettere il transito della linea ferrata).
Via
De Gasperi fu "conquistata" alla collina, costruendo un
alto muro di contenimento atto a reggere la spinta dovuta alla
grande quantità
di terreno di riporto che costituisce la strada stessa. Questo
muro di contenimento, secondo i muratori che vi hanno lavorato, fu
costruito ben due volte: la seconda fu necessaria perché il
primo muro era stato sbagliato e sottodimensionato.
Si
è già accennato a come Frosinone si sia adattata
alla natura del sito e, quindi di come le sue case abbiano preso a
costituire un continuo sinuoso che ricalca le curve di livello del
rilievo collinoso della città. L'elemento principe di
questo tipo di edificato a Frosinone è proprio la struttura
dei PILONI, che con il suo susseguirsi di arcate regolari che si
snodano a formare una garbata sinuosità, sottolineano
questo carattere di adattamento, o meglio, la ricerca di
assecondare il sito nelle sue caratteristiche morfologiche.
Il
primato dei PILONI e ravvisabile anche nella loro unicità,
che quindi li elegge a testimoni di un modo di costruire la città
che poi si è perso, determinando il caos urbanistico che
abbiamo quotidianamente sotto gli occhi. L'aver ceduto il gusto
del bello ad una cattiva interpretazione delle "normative”
della architettura moderna, e alle lusinghe della speculazione
edilizia degli anni d'oro dei “palazzinari” è
stata per Frosinone una delle più gravi calamità tra
quelle che sin dalla sua nascita l' hanno devastata e impoverita.
Poche decine di metri più in là del superbo esempio
dei PILONI, si sta erigendo lo scatolone insulso e
decontestualizzato del parcheggio pluripiano di v.le Mazzini, che
basta da solo ad indicare, con la sua massa sproporzionata e senza
significato, la negazione del Genius Loci della città.
In
questo discorso si inserisce perfettamente, quindi, la volontà,
mostrata di recente da tutta la cittadinanza, di tutelare i PILONI, frutto
del lavoro, del gusto e delle speranze dei nostri avi frusinati,
testimonianza di come si
dovrebbe intendere il rapporto dei cittadini con la città,
mostrando la sensibilità giusta nella gestione del rapporto
tra architettura, città e natura.
Testo
e disegni: Arch. Giovanni De Vincentis
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